GLI INFLUSSI DEL FLAUTO DI THEOBALD BOEHM SUL CLARINETTO
Dopo il primo quarto del XIX secolo il sistema dei clarinetti di Ivan Müller era ormai diffuso e accettato dalla maggior parte dei clarinettisti. Proprio in questo periodo Theobald Boehm presentò il flauto di sua invenzione che in seguito riscosse molto successo. Subito dopo alcuni clarinettisti e costruttori di larghe vedute compresero che rifacendosi a questo sistema si sarebbero potute aprire inaspettate possibilità di sviluppo anche per il clarinetto. Un trasferimento completo del progetto di Boehm sul clarinetto non era possibile, poichè questo strumento si basa su presupposti acustici totalmente differenti; il cosiddetto clarinetto di Boehm in fondo ha preso dall'omonimo flauto solo le chiavi ausiliarie e il sistema di diteggiatura. Già nel 1808 un certo Fred Nolan costruì delle chiavi anulari (o ad anello) mentre nel 1824 si successero alcuni esperimenti da parte di alcuni fabbricanti di strumenti, con piastrine di copertura a forma di mezza luna sulle chiavi anulari e solo successivamente, partendo da questi primi esperimenti, T. Boehm fece suoi.
Lefèvre costruì già nel 1826 un clarinetto con una chiave anulare, ma questo strumento non ebbe grande fortuna. Solo la collaborazione intensa del clarinettista parigino H. E. Klosè con il costruttore di strumenti Luis Auguste Buffet, anch'egli residente a Parigi, portò al "clarinetto ad anelli mobili", che oggi chiamiamo il clarinetto di Boehm (o sistema Boehm).
Klosè racconta così sulle sue idee di riforma e sulla collaborazione con Buffet nella prefazione del suo grande metodo per clarinetto (1844): "In quanto successore di J. J. Berr nell'incarico di maestro al Conservatorio reale, era mio fervente desiderio di essere, con molta coscienziosità, all'altezza delle esigenze del mio posto, ricco di
lavoro. Altrettanto, era mia premura di innalzare il clarinetto al ruolo che gli si addice per bellezza di suono e per la capacità che ha di essere strumento solista e da accompagnamento. Perciò dovevo dapprima tentare di eliminare tutti i problemi che erano d'ostacolo per lo strumento. Per lungo tempo ho lavorato alla realizzazione di quest'idea e ho tentato molti esperimenti. Il meccanismo delle chiavi ad anello mi sembrò la soluzione migliore per superare le difficoltà per le quali cercavo la soluzione da anni. Il signor Auguste Buffet è riuscito ad afferrare le mie idee in modo estremamente felice e a metterle in atto. A lui quindi devo lo strumento che presento ai musicisti di professione e dilettanti".
Nel 1839 Buffet espose per la prima volta, insieme ai flauti di Boehm, un clarinetto che era "costruito secondo lo stesso sistema del flauto che il signor Boehm trasferì per la prima volta al clarinetto".
Cinque anni più tardi, dopo che applicò lo stesso meccanismo anche all'oboe, gli venne concesso il brevetto per questi strumenti. Purtroppo non sono conservati clarinetti di Buffet che risalgono a questo periodo. Sappiamo però, dagli schizzi del brevetto e dal metodo di Klosè, che i primi clarinetti di Boehm possedevano lo stesso numero e la stessa posizione delle chiavi che hanno ancora oggi i moderni clarinetti. Il fatto che alcuni piccoli particolari siano stati cambiati e migliorati, non sminuisce l'importanza di questa invenzione che si dimostra valida da circa un secolo e si è diffusa in tutto il mondo. Non solo dal punto di vista tecnico-musicale gli strumenti di Buffet-Klosè portarono grandi progressi, ma anche dal punto di vista estetico il clarinetto fu decisamente perfezionato. Lo strumento si presenta ora in modo più elegante, grazie anche alla scomparsa dei rozzi basamenti per le chiavi, ora lavorate più finemente. Contemporaneamente a Buffet e Klosè, anche Adolphe Sax concepì uno strumento perfezionato, e potè vantare importanti meriti per il progresso della costruzione del clarinetto, anche se non fu mai adeguatamente apprezzato. Già all'età di 21 anni (nel 1835) costruì un clarinetto con 24 chiavi, il quale però, nonostante una "menzione d'onore" nell'esposizione industriale belga, non riuscì ad affermarsi; Sax, diversamente da Buffet e Klosè, mantenne il vecchio modo di diteggiare di Ivan Müller e applicò alcune migliorie di grande importanza. Innanzitutto eliminò un ostacolo molto scomodo per una tecnica scorrevole, sostituendo la chiave di si/fa diesis con degli "anelli aperti" autonomi. Questa invenzione fu di grande importanza e divenne ben presto patrimonio comune dei costruttori di strumenti di tutto il mondo.
Una seconda modifica non riscosse lo stesso successo; essa consisteva nell'ampliamento dell'estensione fino al mi bemolle basso, che ancora oggi, anche se molto raramente, viene richiesto (clarinetto completo o discendente al mi bemolle). Il mi bemolle grave serve a suonare con il clarinetto in si bemolle parti destinate al clarinetto in la; è ancora possibile trovare in uso alcuni strumenti in Inghilterra, USA e Italia. Attualmente il clarinetto "completo" dotato della chiave di discendenza al mi bemolle è caduto quasi in disuso, mentre la discendenza al do grave nel clarinetto basso è indispensabile in alcuni brani del repertorio considerato ormai classico (Wagner, Strauss, ecc.) e soprattutto nella musica contemporanea. Il clarinetto di Sax, nonostante i molti vantaggi ottenuti, non riuscì ad affermarsi completamente.
Nel 1845 Buffet-Crampon, nipote di Luis Auguste Buffet, costruì insieme a Blancou il "clarinette omnitonique" che, basandosi sul sistema di Müller, utilizzava le facilitazioni dell'invenzione di Boehm.
Nel 1853 il clarinettista spagnolo Antonio Romero Y Andia inventò un clarinetto molto sofisticato che permetteva di suonare su un unico strumento, senza difficoltà tecniche, tutte le tonalità. Paul Biè, divenuto propietario della ditta di Lefèvre, realizzò questo strumento negli anni 1862-64 e intorno al 1890 arrivò a semplificarne il meccanismo prima estremamente complicato.
Anche se questo sistema migliorò molte note ed eliminò varie difficoltà, il clarinetto di Romero non si affermò mai a causa della diteggiatura completamente differente che richiedeva.
Anche in Inghilterra si svilupparono autonomamente sistemi di clarinetto, che però non si affermarono mai definitivamente. Anche qui comunque si utilizzò soprattutto il clarinetto di Boehm.
Un successo maggiore riscosse l'invenzione del virtuoso di oboe Apollon Barret, che consisteva essenzialmente nell'aver reso possibile, o meglio facilitato, alcuni trilli della parte superiore del clarinetto: abbassando una levetta con l'indice destro si liberavano le chiavi anulari cosicchè la posizione del passaggio re/la produceva mi bemolle/si bemolle e la posizione mi/si produceva fa/do (do acuto). Il Sistema Barret non è stato impiegato solo in Inghilterra, bensì anche in Olanda.
I clarinetti di Boehm si usano diffusamente negli Stati Uniti e in tutta Europa, tranne che in Germania, Austria e nei paesi confinanti, dove si privilegia il sistema tedesco. Il rifiuto dei clarinettisti d'orchestra tedeschi del sistema di Boehm si basa non tanto sul diverso sistema di posizioni, che per molti versi è superiore a quello tedesco (ad esempio non è necessario scivolare con il mignolo da una chiave all'altra), quanto sul diverso tipo di suono. I clarinetti di Boehm in commercio sono costruiti in modo tale che devono essere suonati con dei bocchini "speciali", che a loro volta richiedono delle ance più leggere, cosicchè lo strumentista tedesco dovrebbe cambiare non solo la tecnica delle dita, ma anche l'imboccatura. Inoltre le misure e la diversa disposizione dei fori fa sì che venga prodotto un suono dal timbro più chiaro, ma anche più omogeneo. In genere i clarinettisti tedeschi preferiscono il timbro dei clarinetti tedeschi che è più scuro e pieno anche se meno equilibrato (le stesse differenze di timbro sono di solito confermate anche negli oboi e fagotti di fabbricazione tedesca e francese). Sebbene i clarinettisti latini e anglosassoni usino quasi esclusivamente il sistema di Boehm e le sue varianti, non bisogna dimenticare che la sua diffusione non fu per niente rapida e scontata.
Inizialmente c'erano infatti molte resistenze nei confronti di questo strumento e ci vollero vari decenni perchè si affermasse il nuovo sistema. Per questo per tanto tempo accanto ai clarinetti più moderni si continuò ad usare anche quelli più primitivi. Basti pensare al grande virtuoso italiano ERNESTO CAVALLINI che usava ancora, negli anni '40 dell'Ottocento, un clarinetto a sei chiavi.
I clarinettisti tedeschi finora si erano rifiutati di suonare il clarinetto di Boehm, ma nonostante ciò, i progressi dei costruttori francesi di strumenti hanno lasciato tracce sui clarinetti tedeschi, anche perchè molti artigiani tedeschi si formarono a Parigi, dove per molti decenni ebbero sede i migliori laboratori per la costruzione di strumenti a fiato.
Fu così che i costruttori e i clarinettisti tedeschi conobbero molto presto i vantaggi del sistema delle chiavi anulari, e lo stesso Ivan Müller fu uno dei primi ad adottarlo. Successivamente, Carl Baermann, in collaborazione con Ottensteiner, migliorò notevolmente il clarinetto di Müller.
Questo strumento, grazie ai numerosi miglioramenti che presentava rispetto a quello precedente, ebbe massima diffusione in Germania sotto il nome di "clarinetto di Baermann", che lo prese a riferimento nel suo metodo per clarinetto. Le migliorie più importanti nel sistema di Baermann consistevano in una serie di levette di collegamento, grazie alle quali una chiave poteva essere azionata da più leve, e nel raddoppio di alcune di esse.
Richard Mühlfeld suonò su uno strumento simile le composizioni di Brahms. Il clarinetto di Baermann fu oggetto di ulteriori perfezionamenti verso la fine del secolo scorso per opera di Robert Stark e del costruttore di strumenti Anton Osterried, che utilizzarono i miglioramenti del sistema di Boehm. Tuttavia, in tempi recenti il tipo di suono della scuola francese e tedesca si è molto avvicinato. Infatti Il clarinetto di Boehm se suonato con ance più sostenute è in grado di produrre anche un suono più scuro di tipo tedesco, e quindi in grado di soddisfare anche i germanici più convinti.