Il Clarinetto: caratteristiche

 

Il clarinetto  è composto da cinque parti principali e tre secondarie.

 

    

 

[i miei clarinetti Sib/La – Clarinetto Selmer Saint – Luis in Sib & Clarinetto Selmer serie 10 in La]

 

 

 

 


Le cinque parti principali sono:

  • IL BOCCHINO (o becco);
  • IL BARILOTTO;
  • IL PEZZO SUPERIORE;
  • IL PEZZO INFERIORE;
  • LA CAMPANA (o padiglione); 

 

 

IL BOCCHINO (o becco)

 

tipi di becco per clarinetto

 

Esso è a forma di becco (da cui il nome), viene costruito in ebano, avorio, cristallo e cauciù. Quello più usato in Italia è quello in ebano e cristallo, poiché risentono meno, rispetto agli altri materiali, i cambiamenti atmosferici e danno un suono più gradevole. Esso si presenta smussato nella parte superiore dove viene appoggiato il labbro superiore del clarinettista, e levigato nella parte opposta (su cui viene appoggiata e legata l’ancia, e che per questo prende il nome di piano dell’ancia ) dove vengono appoggiati i denti inferiori ricoperti dal labbro inferiore, il quale funziona da cuscinetto ammortizzatore delle vibrazioni dell’ancia. Il ciglio del bocchino, ovvero l’estremità che viene inserita in bocca, influisce sul timbro dei suoni che si vanno a produrre sul clarinetto, che pur mantenendo il suono proprio del clarinetto, questo potrà avere un timbro più chiaro se tale ciglio è sottile, al contrario, avrà un suono più scuro e dolce se il ciglio è più spesso, che è quello necessario affinché tutta la gamma sonora del clarinetto sia più corposa.

 

 

IL BARILOTTO

 

Barilotti per clarinetto

 

Esso può essere definito come una piccola porzione cilindrica del tubo del clarinetto che congiunge il bocchino al resto dello strumento . E' una parte molto importante del clarinetto, poiché agendo su questo piccolo tubo si può equilibrare l’intonazione dello strumento quando si suona in orchestra o in formazioni da camera. Quindi allorquando il clarinetto risulterà essere crescente (ossia con una intonazione superiore a quella dell’altro strumento insieme a cui si sta suonando), sarà necessario tirar fuori il barilotto di alcuni millimetri, dunque si andrà ad aumentare la lunghezza del clarinetto che analizzato dal punto di vista acustico, altro non è che la modifica dell’estensione della colonna d’aria all’interno dello strumento, la quale risulterà più lunga di alcuni millimetri, con il conseguente abbassamento dell’intonazione del clarinetto che verrà portata alla stessa intonazione dello strumento o degli strumenti con cui si suona insieme. Al contrario, quando il clarinetto risulterà essere sarà necessario inserire più dentro il barilotto, quindi accorceremo la colonna d’aria dello strumento dimodoché si andrà ad innalzare l’intonazione. Detto questo si può aggiungere che quest’azione che si va a compiere sul barilotto è un metodo acusticamente drastico poiché se l’effetto che si ottiene sulle note gravi è trascurabile, quello che si produce su quelle note dette “di gola” è disastroso. (sono chiamate così perché si trovano in gola allo strumento, ossia vicino alla chiavetta portavoce che una volta azionata, acusticamente parlando, divide in due la colonna d’aria all’interno dello strumento rarefacendo i suoni prodotti, i quali perdono qualcosa nella qualità sonora e nell’ intonazione). Tuttavia, proprio per questi problemi acustici e di intonazione, oggi i fabbricanti di clarinetti includono nella vendita dello strumento non uno, bensì due barilotti (uno più corto e l’altro più lungo), proprio per evitare al clarinettista di dover agire ogni volta su questa parte del clarinetto.

 

 

IL PEZZO SUPERIORE

 

Pezzo superiore mio clarinetto in Si b Selmer Saint-Luis

 

Su questa parte cilindrica del clarinetto si trovano oltre ai fori che vengono chiusi e aperti dalle dita dello strumentista, anche la cosiddetta “meccanica”, che serve ad aprire e a chiudere quei fori che non sono alla portata delle dita poiché troppo distanti da raggiungere con una diteggiatura naturale. Proprio per questo l’insieme di chiavette e anelli mobili, che vanno sotto il nome di “meccanica dello strumento”, vengono considerate come i prolungamenti delle dita. La meccanica sul clarinetto può essere costruita in placfond (nichelate) o in lega di rame argentata. Il pezzo superiore è preso ed azionato con la mano sinistra, la quale agisce direttamente su quattro fori aperti e indirettamente su 5 chiavi del pezzo superiore e 4 del pezzo inferiore (chiavi laterali a sinistra).

 

 

IL PEZZO INFERIORE

 

Pezzo inferiore mio clarinetto in Si b Selmer Saint-Luis      Pezzo inferiore mio clarinetto in Si b Selmer Saint-Luis 2      

 

Su quest’altra parte del clarinetto, sempre di forma cilindrica, si trovano altri fori e l’altra parte della “meccanica”, che chiudono e aprono i fori per l’emissione dei suoni dell’estensione grave. Il pezzo inferiore è preso ed azionato con la mano destra che è anche la mano sul cui pollice regge tutto il peso dello strumento attraverso un sostegno chiamato appunto “poggiadito”, il quale può essere anche regolabile per la comodità dello strumentista, in quanto tale comodità è l’inizio per un’ ottima articolazione dei muscoli e dei dei tendini delle dita per evitare traumi di tipo tendineo. Le dita della mano destra agiscono direttamente su tre fori aperti e indirettamente su 5 chiavi del pezzo inferiore e 4 del pezzo superiore (chiavi laterali a destra).

 

 

LA CAMPANA (o padiglione)

 

Campana (o padiglione) mio clarinetto in Si b Selmer Saint-Luis

 

Essa è la parte terminale del clarinetto. Ha forma conica ed è costruito in legno. La funzione principale di questa parte del clarinetto è quella di equalizzare, equilibrare i suoni dell’estensione grave, infatti senza di essa i suoni gravi sarebbero acusticamente sfasati nell’intonazione. 

 

 

 

 

Le tre parti secondarie (non per importanza ma poiché non fanno parte della costruzione dello strumento) sono :

  • L’ANCIA (o linguetta);
  • LA FASCETTA;
  • IL COPRIBOCCHINO;
 
 
L’ANCIA (o linguetta)
 
 
Ancia (o linguetta) di bambù       Pacchetto Ance Vandoren
 
Essa è una linguetta fatta di canna di bambù della specie (ARUNDO DONAX o SATIVA) che cresce nel sud della Francia vicino ad Arles accanto al delta del fiume Rodano, in un'area naturale disseminata di lagune, spiagge, canneti, chiamata Valle della Ruhr. E’ lunga circa 66/67 mm. e richiede una spina rialzata nel centro e una punta con struttura a ventaglio e con i lati abbastanza flessibili. L’ancia, che insieme al bocchino è considerata il generatore di suono su la maggior parte degli strumenti a fiato in legno, per poter vibrare e quindi produrre un suono decente, richiede una stagionatura di circa tre anni, ma oggi per la continua richiesta di questo accessorio fondamentale per poter suonare il clarinetto e tutti quegli strumenti che generano suono grazie ad essa, la si fa stagionare rapidamente (stagionatura forzata) in tre o quattro ore nei forni e successivamente vengono impacchettati a dieci la volta in contenitori di cartone e messi in vendita. Tuttavia questo modo di stagionatura non naturale non dà come risultato una qualità totale delle ance, e questo fa sì che lo strumentista per poter far suonare tutte le dieci ance del pacchetto deve cercare di scrostare l’ancia in alcuni suoi punti strategici di una quantità eccessiva di bambù che non permette una buona vibrazione dell’ancia, oppure deve tagliare la punta della stessa qualora è stata prodotta con un taglio più sottile per rinforzarla. Quindi il clarinettista così facendo finisce per diventare anche specialista rettificatore di ance, mentre i produttori di ance pensano a guadagnare il più possibile. Un’ancia buona, una volta trovata nei pacchetti, non rende al meglio durante le prime ore della sua vita, in quanto a quello stadio risente dell’effetto dell’umidità della saliva con cui viene a contatto, e può avere un suono “inzuppato” dopo pochissimo tempo che la si suona. Questo succede proprio perché la stagionatura forzata di poche ore lascia alcune fibre dell’ancia non ancora ben stagionate, quindi queste fibre devono, in pratica, stagionare con l’umidità della saliva, però assorbendo tale umidità poco per volta. Ecco perché quando l’ancia nuova arriva a produrre un suono inzuppato è conveniente lasciare riposare le fibre di quell’ancia, affinché le stesse trattengano l’umidità necessaria a far stagionare l’ancia completamente e a renderla flessibile e sonora, suonandola giorno dopo giorno fin quando le fibre dell’ancia si invecchiano e perdono elasticità, e in quel caso bisognerà trovare una nuova ancia e buttare ormai la vecchia.
 
 
LA FASCETTA
 
 
tipi di fascette per clarinetto
 
Essa è un apparecchietto munito di due viti che stringendole fanno aderire l’ancia al piano del bocchino (vedi parti principali del clarinetto: il bocchino), in modo che l’estremità più sottile dell’ancia possa vibrare liberamente contro l’apertura del bocchino e possa tornare poi alla posizione di riposo. Alcuni pensano che tutta la lunghezza dell’ancia vibri e che di conseguenza la legatura intorno al bocchino dovrebbe essere allentata, per permettere questa vibrazione totale della stessa. Ma così non è. La moderna fascetta fu introdotta nel 1817 dal clarinettista e costruttore di strumenti musicali, Ivan Muller, mentre precedentemente l’ancia veniva legata al bocchino con una cordicella cerata (sistema usato in Germania). Esistono vari tipi di fascetta : a vite unica in metallo o in plastica, a doppia vite in metallo o in plastica, in cuoio ad una vite, ecc. Qualunque sia il tipo di fascetta che si utilizza, la funzione principale è quella di tenere ben salda l’ancia sul bocchino, sul suo piano senza storcerla ed evitando che la saliva scorra giù per la tavola dell’ancia.
 
 
IL COPRIBOCCHINO
 
 
tipi di copribocchino
 

Esso è un cappuccio di metallo o di plastica che svolge due funzioni differenti, cioè serve a proteggere il bocchino e l’ancia (generatore del suono), da eventuali urti di distrazione che potrebbero rompere l’ancia o, ancor più grave il bocchino, quando non si adopera lo strumento o per una questione di igiene, cioè evitare il depositarsi di polvere e altro che si trovi nell’aria sul bocchino e sull’ancia, poiché quest’ultimi vengono messi in bocca. Esso viene infilato sul bocchino (da cui copribocchino) incastrandosi con la fascetta che stringe l’ancia.