C. M. von Weber : Concerto per clarinetto e orchestra n. 1 in fa minore, op. 73
Nessuno meglio di Weber, con il clarinetto, uno degli strumenti da lui preferiti, così romantico nell’imprecisione del suo timbro che evoca lontananza, ha saputo sollevare alcuni gridi di dolore e di spavento che sembrano il lamento di un dannato attraverso le foreste. La poesia dei timbri strumentali, di cui Weber è stato maestro raro, era da lui sentita con tanta struggente intensità ed era sempre subordinata alle necessità espressive e determinata dal dramma. Egli rimane sempre amante del virtuosismo orchestrale, di piccole e normali orchestre, del virtuosismo brillante e capriccioso, della gioia acrobatica del solista nel dominio delle difficoltà, della moltiplicazione vertiginosa delle note, i quali sono caratteri propri della sua ispirazione, specialmente al di fuori del dominio drammatico : nelle Sonate per pianoforte, nella musica da camera con clarinetto (Duo concertante op. 48, Quintetto op. 34), e nei pezzi da concerto come l’”Invito alla danza”, “Il Rondò brillante” e soprattutto nei concerti per clarinetto: il Concerto per clarinetto n° 1 op. 73, il Concerto per clarinetto n° 2 op. 74, il Concertino op 26.
Nell'Allegro iniziale del primo concerto, il sipario si apre su un cupo pianissimo degli archi, nel quale violoncelli e contrabbassi introducono il motivo del tema orchestrale; nel successivo fortissimo del tutti il tema passa invece ai violini, mentre l'intensità drammatica viene sottolineata da un insistente ritmo anacrusico che si insinua nel tessuto orchestrale. Dopo un'evoluzione modulante del tema iniziale, ecco il tema del solista che, pur appartenendo ancora al primo gruppo tematico, Weber vuole differente dal tema d'apertura: si tratta infatti di una diversa melodia dal carattere più languido e lamentoso, così come suggerito anche dall'indicazione con duolo presente in partitura. Il ritorno del tema orchestrale esposto in modo maggiore da contrabbassi e violoncelli, sopra cui si sovrappone il controcanto del solista, dà inizio a un ponte modulante che porta alla relativa maggiore (la bemolle) della tonalità principale. Qui il solista espone il secondo tema, una melodia cantabile di ampio respiro, che si snoda in una lunga corsa virtuosistica conclusa da una breve cadenza solistica. Con il successivo intervento orchestrale Weber sembra voler chiudere la sezione espositiva in risposta alla cadenza del solista, aprendo al tempo stesso lo Sviluppo con una rielaborazione del ritmo puntato ascoltato nel tema orchestrale d'apertura. Segue quindi una lenta melodia del solista che, con un'ascesa cromatica, giunge a una riproposizione quasi letterale del secondo tema in una diversa tonalità, sul cui epigono virtuosistico si sovrappongono in ordine: fagotti, flauti e oboi, che declamano l'incipit, del tema orchestrale, fondendo così elementi dei due gruppi tematici. Dopo un richiamo dei corni all'episodio di transizione, il solista ripropone il suo primo tema sostenuto dai vibranti tremoli degli archi, con un rapido incremento di tensione che sfocia nel fortissimo della Ripresa. La singolarità formale di quest'ultima sezione sta nel fatto che Weber giunge direttamente alla conclusione del movimento con la sola riesposizione del primo tema orchestrale. Si noti tuttavia come, a partire dalla seconda parte dello Sviluppo, si trovino tutti gli elementi dell'Esposizione sebbene in ordine invertito. Partendo dal secondo tema, troviamo infatti nell'ordine: ponte modulante, primo terna del solista, primo tema orchestrale. L'intensità espressiva con cui si è arrivati alla Ripresa è stata quindi valutata dall'autore sufficiente come catarsi conclusiva di questo primo movimento.
Il secondo movimento, Adagio ma non troppo, si presenta come una successione di tre diversi quadri. Nel primo troviamo un'affettuosa melodia del clarinetto in forma A A' B A", sostenuta dal delicato accompagnamento degli archi, nella quale viene esaltata la timbrica morbida e corposa di cui è capace il clarinetto nei momenti di maggior lirismo. Dalla serena atmosfera del tema iniziale si passa a un secondo episodio in modo minore, costituito da una sinuosa linea ad arpeggi del solista sopra un tappeto armonico orchestrale, pervasa da un senso di velata inquietudine trasmessa dall'indicazione Poco più animato. Nel terzo episodio Weber ritrova la pacata serenità iniziale tramite un corale a tre voci dei corni, sul quale il solista disegna il suo lento controcanto. Tre accordi «pizzicati» in risposta ai comi riportano al tema iniziale riproposto in maniera più concisa, per poi lasciare spazio a un breve riecheggiare del corale dei corni unito al solista, su cui si spegne il secondo movimento.
L'Allegretto conclusivo è in forma di rondò con tre episodi intermedi (strofe), tutti condotti dal solista, a loro volta introdotti da altrettanti differenti episodi di collegamento. Il tema principale, che a essi si alterna, è costituito da un incalzante motivo con un malizioso spostamento d'accento nell'inciso iniziale, che prosegue con un andamento più fluido fatto di rapidi arpeggi e scale ascendenti. Dopo la prima esposizione del tema, vibranti stacchi dell'orchestra, in qualche modo «fermati» dalla nota lunga di risposta del solista, costituiscono l'anello di congiunzione con il primo episodio intermedio: un impetuoso fraseggio del solista, con indicazione scherzando, viene accompagnato dai soli legni e seguito da uno stretto dialogo tra il solista e gli archi pizzicati. Dopo il ritornello del tema, precedentemente introdotto dal tema stesso modificato in maniera caricaturale, troviamo un ulteriore episodio di collegamento, costituito da un vigoroso movimento orchestrale ricco di accenti «in levare», seguito da un solenne ingresso del solista che lascia prevedere futuri sviluppi, ma che costituisce in realtà solo un sigillo conclusivo di questa sezione. Si giunge così al secondo episodio intermedio, che si presenta in netto contrasto rispetto alla precedente tessitura orchestrale, sia per il passaggio al modo minore sia per il lirismo che caratterizza l'andamento melodico del solista. Al concludersi della melodia del clarinetto fanno eco i legni, mentre una figura ostinata dei violini, in crescendo, prepara una nuova ripresa del tema principale, contraddistinta da un delicato controcanto che gli oboi ricamano intorno alla melodia del solista. Il successivo inciso orchestrale, seguito da un breve intervento dei fagotti, prepara l'ingresso del clarinetto per l'ultimo episodio intermedio: una briosa melodia del solista, seguita da una sezione che prepara il ritornello conclusivo. Qui, dopo la riesposizione del solista, il tema viene per la prima volta affidato all'orchestra, per poi dilatarsi in una sorta di sviluppo dello stesso tema e lasciare infine spazio alla conclusiva coda virtuosistica del solista.